Google ammazzerà il SEO?
Follower
e conversazioni sui social media sono la nuova frontiera del
posizionamento sui motori. E per le aziende è più difficile barare
Il SEO ha i giorni contati, Google sta contribuendo a farne un’industria obsoleta. A parlare del funerale del Search Engine Optimization
– la pratica che consiste nell’ottimizzare un sito web ed i singoli
contenuti per far sì che vengano posizionati al meglio sui motori di
ricerca – è Adam Torkildson, definito dal giornalista di Forbes
che lo ha intervistato uno dei consulenti SEO più competenti degli
Stati Uniti. A far saltare il banco è stato l’emergere dei social media
come nuovi protagonisti della rete.
Se
fino a qualche tempo fa il posizionamento sui motori di ricerca era
stabilito fondamentalmente dalla quantità di link che un sito web
riceveva, oggi a contare sono soprattutto le conversazioni innescate
sulle varie reti sociali dalla condivisione dei contenuti.
Il lavoro di Google e degli altri motori riposa
sostanzialmente nel mettere a disposizione degli utenti uno strumento
capace di classificare ed organizzare l’immensa mole di contenuti
presenti nel web. Un lavoro che procede parallelamente a quello dei
designer e dei responsabili dei siti, che si impegnano per posizionare
al meglio il loro spazio in rete. Giocato in maniera più o meno leale a
seconda dei casi, il SEO ha sempre consistito nel tentativo di “beffare”
l’algoritmo di Google. Con gli ultimi aggiornamenti del complesso
codice che regola il posizionamento dei siti sul motore però l’attività
rischia di non servire più a nulla.
Qualche giorno fa, con la Penguin release, Big G ha
modificato l’algoritmo di ricerca in modo da penalizzare le aziende che
ricorrono ad espedienti capaci di modificare artificiosamente la
visibilità del proprio sito su Google. L’enfasi passa progressivamente
dalla quantità di link capaci di generare al buzz che
si sviluppa sulle reti sociali. Non solo pagine viste quindi, ma anche e
soprattutto follower, amici e commenti. Se prima Google pensava che per
essere linkato da molte persone il sito di un azienda dovesse in
qualche modo avere un valore notevole, oggi quel valore viene misurato
con l’interesse che genera sui social network. E cercare di spingere un
contenuto nel mare magnum dei social media non è facile come ricorrere
alla pratica del blacklinking.
Per questo le attenzioni di Google si concentrano fondamentalmente sui social. E per questo l’inchiesta della BBC sull’effettivo valore degli apprezzamenti virtuali per le aziende su Facebook ha fatto tanto rumore. “Di SEO ormai facciamo poco” assicura Adam Torkildson, “porta
ancora qualche risultato ma non come prima. Google sta alzando il
tappeto per fornire un servizio migliore ai suoi clienti. Oggi occorre
essere autentici, offrire contenuti preziosi e stimolare il valore della
comunità e dell’interazione“.
fonte: http://magazine.liquida.it/2012/07/23/google-ammazzera-il-seo/
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