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venerdì 20 gennaio 2012

Il futuro del SEO

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Il SEO ha un futuro?
Domanda provocatoria. La risposta naturale è: Sì, certo. Molti siti necessitano ancora di sana ottimizzazione; i continui cambiamenti dell'algoritmo di Google e della sua interfaccia necessiteranno di nuove risposte adeguate; la geolocalizzazione e la ricerca personalizzata sono sfide che andranno raccolte in termini adeguati.
Anche l'introduzione di strumenti come Schema - una collezione di tag HTML per webmaster, al fine di migliorare i risultati in fase di search - è indicativa. Insomma, molti aspetti strettamente tecnici, e che trascendono la bontà del contenuto da spingere, comunque centrale, sono ancora attuali e necessitano di figure professionali. (Insomma, se qualcuno vi propone un'infografica sulla "morte del SEO", ribattetegli questa).
Ma, ma.
E' innegabile che le modalità e i fini del SEO stiano subendo una mutazione profonda. Basta dare un'occhiata ai fattori chiave per il ranking proposta come ogni anno da SEOMoz per farsi un'idea di come l'elemento valoriale di quanto deve essere spinto e ottimizzato sarà sempre più centrale rispetto ad altri accorgimenti "classici".
Questo si porta dietro anche un'evoluzione della figura stessa del SEO manager. Troviamo ragionevole al riguardo la posizione di Shari Thurow, quando parla di SEO hybrids - figure che hanno capacità non strettamente tecniche e più ad ampio raggio su vari ambiti del marketing online: ad esempio il web design o il social media marketing.
Anche le strategie più semplici come il link building sono sempre più legate a un'operazione ad ampio raggio che ha come obiettivo non più il semplice "scalare la SERP" ma la valorizzazione completa del brand.
Non solo: un recentissimo video di Matt Cutts di Google - uno dei suoi tanti brevi interventi sul SEO - lascia trasparire un'indicazione ancora più interessante.
Alla domanda se siti "fatti male" ma con del contenuto valido e originale vengano penalizzati nel ranking, Cutts risponde di no - e aggiunge che Google sta lavorando affinché i siti praticamente non debbano fare SEO.
Messa così sembra troppo tranchante, e in effetti lo è. Senza un'adeguata formattazione e senza seguire almeno i principi base della scrittura web oriented, sarà sempre dura farsi trovare da Google. E i vari aspetti molto tecnici legati all'ottimizzazione non smettono di avere un valore chiave.
Tuttavia, il suggerimento di Cutts è prezioso per concentrarsi maggiormente su fattori sostanziali e meno su tattiche più o meno lecite per spingere il proprio sito ad ogni costo.
Ma c'è di più.
Il futuro della ricerca stessa potrà evolversi verso forme diverse, non più soltanto legate ai motori algoritmici: esempi recenti come la social curation di Scoop.it o piattaforme come Pinterest portano acqua al mulino della scoperta casuale invece che della classica search. E anche l'elemento social classico è sempre più importante non solo in veste di fattore che migliora il posizionamento, ma in primis come alternativa alla ricerca stessa.
Tutto questo per ribadire il concetto chiave: SEO o non SEO, sarà comunque il contenuto ad essere il fattore chiave della riuscita di un progetto - perché è l'unica cosa che non perderà mai valore, ed è l'unica cosa che le persone vorrano sempre.

fonte: web-target.com

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